INCIDENZA, SINTOMATOLOGIA, PREVENZIONE, DIAGNOSI

Il tumore del colonretto è una malattia abbastanza rara prima dei 40 anni, si fa più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne. Esso rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità dopo quello della mammella nella donna e quello del polmone nell’uomo. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di questi tumori, ma anche a una diminuzione della mortalità, attribuibile soprattutto a un’informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e ai miglioramenti nel campo della terapia. Molte sono le cause che concorrono a determinare la malattia:

  • Fattori nutrizionali: una dieta ad alto contenuto di calorie, ricca di grassi animali e povera di fibre è associata a un aumento dei tumori intestinali mentre diete ricche di fibre (cioè caratterizzate da un alto consumo di frutta e vegetali) sembrano avere un ruolo protettivo.
  • Fattori genetici: molti studi hanno dimostrato una maggior incidenza di questi tumori in determinati soggetti, appartenenti a famiglie colpite da poliposi adenomatose (FAP, sindrome di Gardner, sindrome di Turcot) oppure da carcinosi ereditaria del colon-retto su base non poliposica (detta anche HNPCC o sindrome di Lynch). Si tratta di malattie trasmesse da genitori portatori di specifiche alterazioni genetiche, e che possono anche non dar luogo ad alcun sintomo. La probabilità di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50%, indipendentemente dal sesso.
  • Fattori non ereditari: risultano importanti l’età, le malattie infiammatorie croniche intestinali (la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn), una storia clinica passata di polipi del colon o di un pregresso tumore del colon-retto. Polipi e carcinomi che non rientrano tra le sindromi ereditarie illustrate sopra vengono definiti “sporadici”, sebbene anche in questo caso sembra vi sia una certa predisposizione familiare. Si stima che il rischio di sviluppare un tumore del colon aumenti di 2 o 3 volte nei parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del grosso intestino.

 

SINTOMATOLOGIA

I sintomi sono molto variabili e condizionati da diversi fattori quali la sede del tumore, la sua estensione e la presenza o assenza di ostruzioni o emorragie: ciò fa sì che le manifestazioni del cancro siano sovente sovrapponibili a quelle di molte altre malattie addominali o intestinali. Per questo sintomi precoci, vaghi e saltuari quali la stanchezza e la mancanza di appetito, e altri più gravi come l’anemia e la perdita di peso, spesso trascurati dal paziente, vanno invece considerati dei campanelli d’allarme molto importanti. Spesso il primo sintomo di un tumore colorettale è una perdita di sangue rosso vivo o più scuro dall’ano accompagnato da un cambiamento nelle abitudini dell’alvo quali una stitichezza importante, un alternarsi di questa ad episodi di diarrea ed al cosiddetto tenesmo (sensazione di dovere defecare senza che poi questo avvenga).

PREVENZIONE

Se una persona sa di essere a rischio perché ha avuto parenti con questo tumore in uno o l’altro dei rami familiari, è opportuno che adotti una dieta con pochi grassi e poca carne e ricca di fibre, vegetali e frutta.
L’esplorazione rettale da parte del medico curante o dallo specialista, va effettuata almeno una volta l’anno dopo i cinquanta anni e consente di individuare precocemente un alto numero di tumori del retto.
Un esame di screening molto facile da eseguire è la ricerca del sangue occulto nelle feci che può identificare il 25 per cento circa dei cancri del colon-retto. Associata ad una colonscopia (un esame del colon con un apposito tubo flessibile), effettuata ogni dieci anni dopo i 50 anni di età, è in grado di individuare il 75% dei tumori.
E’ indispensabile che tutti coloro che hanno avuto un familiare con questa patologia e tutti coloro che manifestano sintomi intestinali compatibili con la diagnosi di tumore del colon eseguano una colonscopia ogni cinque anni e la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno.

DIAGNOSI

La diagnosi si avvale dell’esame clinico, che consiste nella palpazione dell’addome alla ricerca di eventuali masse e di linfonodi ma soprattutto nell’esplorazione rettale che da sola è in grado di diagnosticare il 70% dei tumori del retto.
Sono poi indispensabili alcune indagini strumentali (colonscopia con biopsia, ecografia e TAC addominale, risonanza magnetica nucleare, PET) che permettono non solo di diagnosticare il tumore ma anche di stadiarlo ovvero di valutarne l’eventuale diffusione locale o a distanza. Per il tumore del retto l’ecografia transanale con sonda rotante è attualmente l’esame più preciso per la stadiazione locale della malattia. A questo punto è fondamentale eseguire una stadiazione del tumore mediante TAC o risonanza magnetica, per escludere la presenza di metastasi e per definire l’estensione locale della neoplasia. Quest’ultimo punto è fondamentale per i tumori del retto, nei quali può essere indicata l’esecuzione di una radio-chemioterapia prima dell’intervento chirurgico (detta neoadiuvante).

TRATTAMENTO

Resezioni colo-rettali

Transanal Endoscopic Microsurgery

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